News dal mondo della comunicazione

Raccontare a 24 fps

Il racconto fotografico nel cinema


Quando parliamo di cinema ci riferiamo a 24 fotogrammi o “fotografie” disposti in sequenza uno dopo l’altro all’interno dell’unità di tempo di un secondo esatto.

Agli albori del cinema questi fotogrammi erano meno, 16 per l’esattezza: abbastanza da dare l’impressione di movimento continuo, ma non sufficienti a creare l’impressione di movimento fluido. È per questo che i movimenti dei personaggi nei film d’avanguardia risultano così macchinosi e poco realistici.

Nel cinema la vera unità di misura del tempo è quindi il fotogramma e ciò lo rende l’erede diretto della fotografia.


Abbiamo visto che nel cinema (così come nell’arte in generale) regole e limiti vengo usati creativamente per spingersi oltre e quindi, partendo dallo standard dei 24 fps, c’è chi ha fatto cose magnifiche infrangendo questa regola… c’è chi per esempio ha realizzato film usando solo immagini statiche.

Che effetto avrebbe un film fatto di fotografie fisse che cambiano ogni 24 o più fps?

Una sorta di fotoromanzo arricchito di voci, suoni, musica e che si guarda a video…

Questo genere di racconto di stampo fotografico appunto, ha raggiunto il suo apice espressivo con “La Jetée” realizzato nel 1968 da Chris Marker.

Se siete dei veri appassionati di cinema non potete perdervelo!


Lasciamoci dietro Chris Marker e torniamo ai giorni nostri.

La fotografia (grazie anche a social network prettamente visivi come Instagram, Facebook, Pinterest …) è diventata un mezzo di comunicazione diffusissimo e alla portata di tutti; migliaia di aziende riconoscono il valore di immediatezza della fotografia e lo adottano nelle proprie campagne per raggiungere sempre più persone.

Ma si è addirittura andati oltre, negli ultimi anni è nata la tendenza di ibridare foto e video, moda che dilaga anche a livello commerciale.


Se guardiamo alle campagne di Apple e ai suoi eventi in streaming, la fotografia gioca un ruolo fondamentale per raggiungere e catturare l’utente finale.

Di metodi per includere in un video delle fotografie ce ne sono a bizzeffe, bisogna chiaramente studiare quale funziona meglio a seconda di quello che si vuole comunicare.

Questo mix di linguaggi è come sempre un gande stimolo per noi. Quando diversi mondi si mischiano è sempre interessante vedere come nuove possibilità si creino, a livello visivo, narrativo e comunicativo.

Cosa ne pensate dell’utilizzo delle foto nei video? Avete visto “La Jeteé”?

#fluxxvideomag torna settimana prossima!

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